Conversazione di Dharma con Francesco Prevosti

Nel corso di 40 anni Francesco ha ricevuto insegnamenti da maestri di tutte le tradizioni di Buddhismo Tibetano, principalmente della scuola Gelupga, oltre ad iniziazioni Kagyu, Nyma, Sakya. Ha passato oltre trent’anni al fianco di Lama Gangchen Rinpoche, supportandolo con importanti traduzioni e condividendo insegnamenti nei centri NgalSo sotto forma di sessioni domanda e risposta, come nella tradizione di Buddha Shakyamuni. 

 

Come ti sei avvicinato alla Guru Puja?

Ho iniziato a praticare e prendere rifugio nel Buddha, Dharma e Sangha nel 1977 quando, ancora prima di conoscere i ‘nostri’ lama, mi ero trasferito all’Istituto Lama Tsongkhapa di Pomaia, fondato da Lama Yeshe e Lama Zopa Rinpoche. In questo
centro, come in tutti quelli appartenenti alla scuola Gelupga, viene praticata la Guru Puja: un testo compilato da uno dei Panchen Lama, Panchen Lobsang Chökyi Gyältsen, il quale aveva creato una pratica così completa ed eccellente che è diventata poi lo standard per gran parte dei monasteri, anche quelli non legati alla sua figura come Sera, Ganden e Drepung. Quì la Guru Puja è sempre stata al centro di tutti i contesti. Essendo residente in un centro di Dharma della scuola Gelupga ho imparato molto presto a guidare la Guru Puja, inclusa l’offerta dello tsog. Mentre in istituti della stessa tradizione viene normalmente svolta soltanto il 10 e il 25 di ogni mese lunare (tranne occasioni o anniversari particolari), nella mia esperienza il centro di Albagnano è l’unico a ripetere la Guru Puja ogni giorno dal 2001. 

Trattandosi comunque di una pratica standard, quando ad esempio alle 5 del mattino in Tibet i monaci si recano in Gompa per dedicare una puja ad uno sponsor, iniziano con una Guru Puja rapida di 10 minuti senza offerta dello tsog. Lo stesso avviene al Drupkhang di Kathmandu, dove i monaci la inseriscono all’interno di altre puje. 

Al mio arrivo ad Albagnano nell’anno del coniglio (1999), ho introdotto nel nostro centro le melodie che avevo imparato a Pomaia, provenienti a loro volta dal monastero di Sera Jey in India. Ho intrattenuto piccoli corsi per insegnare agli altri membri del Sangha, i quali hanno poi contribuito con l’aggiunta dell’uso di dorje e campana. Lama Gangchen sosteneva che queste melodie provenissero in origine dalle Dakini e da altri esseri sacri. Purché standard, i tunes e la velocità della Guru Puja sono state adattate in seguito agli occidentali per essere più comprensibili.

Dal 1999, ho cercato di guidare la Guru Puja una volta alla settimana. Durante un viaggio in Tibet, ricordo di averla guidata in presenza di Lama Gangchen e Geshe Yeshe Wangchuk al tempio centrale di Lhasa. Un’evento raro e di buon auspicio!

Ho una forte connessione con la Guru Puja, alla quale mi appoggio spesso per reperire citazioni per la mia pagina Instagram. In particolare, il Lam Rim – l’esposizione del sentiero graduale verso l’illuminazione - racchiude concetti straordinariamente concisi e significativi. 

Mentre le citazioni antiche di Sutra incontrano problematiche di traduzione che hanno dato adito a diverse interpretazioni, nella Guru Puja Panchen Lobsang Chökyi Gyältsen ha saputo esprimere con interezza e ricchezza esplicativa i vari insegnamenti. Questi includono il Lam Rim composto da Lama Tzongkhapa e originatosi dagli insegnamenti del grande Pandit indiano Atiśa in Tibet. In particolare, la completezza della Guru Puja è dovuta al fatto che il lignaggio ricevuto dai tibetani si avvalesse dell’integrità e precisione con le quali l’insegnamento del Buddha veniva studiato e praticato nelle istituzioni monastiche indiane di Vikramashila e Nalanda. È giunta poi in Tibet attraverso Atiśa con l’intento di unificare la dicotomia – la divisione - tra chi praticava il Tantra e chi seguiva il Sutra, mergendoli in un unico percorso a cui sono riconducibili i cammini spirituali di Theravada, Mahayana e Tantra. I principi fondamentali di questi tre sentieri sono inclusi nella Guru Puja dove, ad esempio, il Theravada si congiunge con il percorso dei Bodhisattva e arriva in un contesto di Tantra. 

La Guru Puja si basa su testi originali con radici autentiche, come il Bodhipathapradīpam (La lampada sulla via dell’illuminazione), scritto da Atiśa per i tibetani come modo succinto di presentare il Dharma e tradotto dal bodhisattva Drontompa, una manifestazione di Avalokiteshvara. 

Sulla base di questi insegnamenti si è creata la tradizione Kadampa, dalla quale è nata la scuola Gelupga che fu formalizzata da uno dei principali discepoli di Lama Tsongkhapa, Khedrubje, considerato una manifestazione di Vajrapani. Lama Tsongkhapa prese insegnamenti da vari maestri, inclusi Kagyu e Sakya, creando una tradizione che selezionava gli aspetti più integrabili del Sutra e del Tantra.

Non è solo un rituale ma fornisce punti importantissimi per la realizzazione del cammino spirituale. Ricordo, infatti, che Lama Michel aveva descritto la Guru Puja come una preparazione al Lam Rim, i vari aspetti della realizzazione del sentiero, essenzialmente tre: la rinuncia, la Bodhicitta relativa e la Bodhicitta assoluta. 

Che cosa rappresenta per te oggi la Guru Puja?

La Guru Puja è un testo fondamentale che include tutti i passi essenziali per la realizzazione del cammino spirituale. Come altre pratiche della nostra scuola, inizia dal rifugio in Buddha, Dharma e Sangha – si tratta quindi di una pratica buddhista per noi esclusiva.

Con particolare riferimento alla parte finale, il Lam Rim, la Guru Puja dà un senso alla mia pratica spirituale. L’essenza del cammino spirituale è la devozione al Drupkhang, Kathmandu, 2019
Guru e il riconoscerlo come inseparabile da tutti i Buddha
. Sulla base di questo punto comune a tutti i testi del Lam Rim si possono ottenere le realizzazioni. 
Diversamente da rituali specifici dedicati a certi tipi di contesti, l’ambito della Guru Puja è così ampio e vasto che ti dà la possibilità attraverso la realizzazione dell’inseparabilità dal Guru di conseguire realizzazioni. Il fulcro del cammino spirituale è la corretta connessione con il Maestro Spirituale. Essendo il Dharma basato su una trasmissione orale, non so quanto possa servire se slegato dalla connessione con il Maestro ed uno specifico lignaggio.. 

La pratica della Guru Puja, così come l’Autoguarigione Tantrica NgalSo, sono dei manuali riassuntivi. L’Autoguarigione Tantrica NgalSo è stata definita da Kyabje Trijang Chocktrul Rinpoche ‘il Lam Rim del Tantra’ e si fonda sulla relazione con i cinque capostipiti delle famiglie di Buddha. Lama Gangchen diceva che tutti i Buddha, anche i mille Buddha, le divinità e le loro manifestazioni fanno capo a Vairochana, Amitabha, Akshobhya, Ratnasambhava o Amoghasiddhi. Comprendere tutte le implicazioni dell’Autoguarigione Tantrica NgalSo, che si presenta in forma molto condensata, è ancora più difficile rispetto alla Guru Puja, che è in versione più estesa. 

Entrambe sono chiavi di lettura per la comprensione del sentiero in modo ampio. 

Questo punto è particolarmente importante in relazione alla difficoltà data dal fatto che il Buddhismo è talmente esteso e frastagliato attraverso numerose tradizioni, che molti praticanti ne hanno una conoscenza limitata che viene spesso assolutizzata. 

In questo senso, seguiamo una tradizione che comprende tutti gli insegnamenti. A loro – e nostro – vantaggio, i tibetani hanno ricevuto il Dharma in un momento in cui era stato sistematizzato nelle università monastiche indiane. Quando il Buddha lasciò il corpo non aveva scritto alcun testo. Inoltre, i suoi insegnamenti orali non erano validi per tutti: poteva trasmettere un messaggio differente, a volte opposto, a seconda del ricevente e di ciò che necessitava. Dopo il passaggio del Buddha a Paranirvana, i monaci che lo avevano accompagnato nella predicazione furono invitati a trascrivere i suoi insegnamenti. Tra questi c’erano gli Arhat, i quali godevano di un’ottima capacità mnemonica, ed il suo assistente Ananda, l’unico presente durante tutti gli anni di predicazione. Ma Ananda non era un Arhat e fu quindi spinto a conseguire tale realizzazione in modo da poter riportare tutte le parole pronunciate dal Buddha. Questo aneddoto è stato spiegato anche da Lama Michel in uno dei suoi insegnamenti. 

Si manifestarono in seguito esseri altamente realizzati come gli otto Pandit dell’India, inclusi Asanga e Nagarjuna, per uniformare gli insegnamenti. Una volta terminato il lavoro di questi grandi saggi, nacquero le università monastiche quali Nalanda e Vikramashila dove tutto l’insegnamento veniva trasmesso in forma sistematizzata. 

Essendo il Tibet considerato dagli indiani una zona geografica infestata da spiriti ed energie demoniache, inizialmente si propagarono aspetti esoterici e rituali tantrici volti a contrastare queste energie che ostacolavano la diffusione del Dharma in una forma pura. Si narra, ad esempio, che il grande maestro tantrico Padmasambhava fu invitato dal re Trisong Detseng per soggiogare tutti gli spiriti. Questo permise la formazione del primo nucleo di Sangha monastico che risiedeva nel monastero di Samye. Col tempo, la conoscenza del Dharma da parte dei tibetani divenne sempre più completa e la traduzione dei testi sanscriti nella lingua tibetana è tuttora considerata una delle più precise ed attendibili. 

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